di Rocco Castracane e Giuseppe Cocchia
È noto a tutti che l’otto marzo ricorre la Giornata Internazionale della donna e che, sebbene la sua esatta origine sia controversa, la sua istituzione in questa data precisa fu stabilita a Mosca nel 1921, durante la “Seconda conferenza delle donne comuniste”.
All’interno della III Internazionale, l’assemblea decise di riconoscerla come “Giornata internazionale dell’operaia<”, in onore della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo. Meno nota forse è la vicenda che vi vogliamo raccontare in questo breve articolo. Si tratta della storia tragica ed antica di una donna precorritrice dei tempi e che rappresenta a nostro avviso un esempio chiarissimo della crudeltà che può essere scatenata da una combinazione di ignoranza, pregiudizio, paura della perdita del proprio potere e fanatismo. Ipazia di Alessandria era nata nella città sede della famosa biblioteca. Io Figlia di Teone, matematico e a capo della stessa istituzione, Ipazia crebbe sotto gli insegnamenti del padre e ricevette un’educazione rara per i tempi anche per gli uomini. Ma andiamo con ordine; nel V secolo d.C., epoca in cui visse Ipazia, si era al termine della parabola dell’Impero Romano di occidente, la forza politica del cristianesimo si manifestava in modo sempre più evidente, incidendo sulle scelte degli imperatori che si succedevano nel periodo. A capo della chiesa di Alessandria era il vescovo Cirillo (successivamente canonizzato), imperatore di oriente era Teodosio II e quello di occidente era Onorio. Alessandria si trovava in una situazione di mezzo essendo amministrativamente e politicamente sotto il protettorato di Costantinopoli, mentre il vescovo veniva nominato a Roma. Ebrei, pagani e greci venivano visti con sospetto, quando non apertamente perseguiti in nome della vera fede, tanto che, nel 391 d.C., l’Imperatore Teodosio aveva emesso un editto che proibiva i culti pagani e che ordinava la chiusura di tutti i templi e le scuole filosofiche non cristiane, dando di fatto il via libera a vere e proprie persecuzioni nei confronti dei non credenti attraverso i monaci e gli eremiti (vero braccio armato dei fedelissimi di Cirillo). Ipazia, quindi, era cresciuta in questo ambiente ostile al libero pensiero e, nonostante ciò, attraverso i propri studi, era arrivata a formulare ipotesi sul movimento della terra. I suoi studi non erano solo teorici, si occupò anche di meccanica e di tecnologia applicata, in particolare le vengono attribuite varie invenzioni: un areometro, un astrolabio piatto, l’idroscopio, fra gli altri. Delle scoperte compiute da Ipazia sul moto degli astri, scoperte che ella condivise con i suoi contemporanei con un testo, intitolato “Canone astronomico” ci parla Filostorgio (storico bizantino contemporaneo di Ipazia), aggiungendo che “Introdusse molti alle scienze matematiche”. Aveva aderito alla scuola neoplatonica, non si convertì mai al cristianesimo, teneva corsi regolari di filosofia ai quali poteva partecipare chiunque; tutti comportamenti che non potevano essere tollerati nel contesto storico a cui abbiamo appena accennato e che rappresentarono il peccato imperdonabile che ne decretò la tragica fine.
Era il 451 d.C., e ci piace pensare che il mese fosse proprio marzo (ma non siamo sicuri), quando una folla guidata dai più fanatici dei monaci mendicanti presenti all’epoca in Alessandria, probabilmente istigati dallo stesso vescovo, aggredirono Ipazia di ritorno da una sua lezione.
Trascinata in una chiesa, fu uccisa a bastonate o, secondo altre versioni, fu lapidata; gli assalitori ne smabrarono il corpo e nebruciarono i resti. Inutile dire che venne assaltata anche la sua abitazione. Le sue opere, che, secondo fonti storiche, contenevano un commentario a Diofanto, il padre dell’algebra, di 13 volumi; il Canone astronomico, una raccolta di tavole sui corpi celesti; un commentario alla Coniche di Apollonio trattato di geometria di otto volumi, sono purtroppo scomparse. Un nuovo interesse per la figura di Ipazia la possiamo riscontrare nel periodo del romanticismo in cui fu rappresentata in opere pittoriche fra cui il dipinto “Ipazia” del pittore preraffaelita inglese Charles William Mitchell, realizzato nel 1885, e il ritratto Hypatia di Alfred Seifert. src=”images/stories/cultura/Ipazia8marzo/locandinaipazia.jpg” Più recentemente, nel cinema l’attrice Rachel Weisz ha interpretato Ipazia, nel film Agorà. La vita e la morte di Ipazia sono un promemoria importante della necessità di proteggere la libertà di pensiero, la diversità e l’inclusione nella società. Dobbiamo continuare a celebrare la sua vita e il suo lavoro come simbolo di coraggio e di determinazione per chiunque. Per approfondire:
- Socrate Scolastico, Storia ecclesiastica, libro VII
- Damascio, Vita di Isidoro, Vita di Ipazia
- Giovanni Tzetzes, Chiliadi
- Edward Gibbon, La decadenza e la caduta dell’Impero Romano, volume 2
- Maria Dzielska, Ipazia di Alessandria, traduzione italiana del libro “Hypatia of Alexandria”
- Adriana Cavarero, Ipazia. La donna filosofa
- Luciano Canfora, Ipazia. Un enigma della storia antica
- Silvia Ronchey, Ipazia. La vera storia
- Sergio Rovagnati, Ipazia di Alessandria. La fine di un mondo