Di Rocco Enzo Castracane Giuseppe Cocchia
Se un giorno vi trovaste in Umbria e, in particolare, nella provincia di Perugia non potete perdere l’opportunità di visitare Scheggino; geograficamente posto nella valle del fiume Nera, a circa trenta minuti di macchina da Spoleto.
Le notizie storiche di Scheggino partono dal medioevo, il suo nome deriverebbe da Schiaginum, trasformato poi in Schezzino e, alla fine del XVII secolo diventa Scheggino.
Scheggino, grazie alla sua posizione strategica, era inizialmente un castello, forse eretto a difesa dalle invasioni saracene: sorgeva infatti sulla riva sinistra del fiume Nera, in corrispondenza di una strettoia della valle, che costituiva un passaggio obbligato di una antica via di comunicazione.
La base del regime di questo castello-comune era l’arenga, o consiglio generale dei focolari, in seno alla quale venivano eletti i tre consiglieri del consiglio dei pochi, o cernita, che durava in carica un semestre. L’arenga eleggeva anche il vicario e il podestà, entrambi eletti per un semestre, che insieme ai tre consiglieri formavano il Tribunale per le cause civili e penali.
Altre cariche del Comune erano il camerlengo, responsabile della gestione contabile della comunità, che ogni bimestre doveva rispondere del proprio operato al vicario e ai consiglieri; il bayulo, messo comunale e giudiziario; tre massari eletti dal vicario e dai consiglieri con il compito di stabilire la somma che ognuno doveva pagare per tasse e dative; un notaio per la redazione degli atti pubblici; due viarii, eletti ogni sei mesi per la manutenzione delle strade comunali, due adrationatores con il compito di sindaci e revisori dell’operato degli ufficiali allo scadere del loro mandato.
Il castello di Scheggino, di cui oggi è visibile una torre e alcune parti delle mura, rimase fedele al comune guelfo di Spoleto. Questo gli costò sacrifici e vendette da parte dei banditi ghibellini che infestarono la Valnerina e la vicina montagna nel corso dei secoli XIII-XVI, anche se godette di una particolare autonomia dotandosi di un proprio statuto nel 1561.
Sono da ricordare i saccheggi cui fu sottoposta questa città nel 1391 e nel 1552, a seguito dell’insurrezione dei castelli della Valnerina contro il dominio del Ducato di Spoleto, guidati da Petrone da Vallo e Piccozzo Brancaleoni.
La città basò sempre la sua economia sulla coltura del grano, la pastorizia e la “gualcheria” o follonatura (infeltritura) della lana e la tintoria delle stoffe con lo scotano, che cresceva nei vicini boschi.
Nel 1635 il cardinale Fausto Poli fece costruire una fonderia per la lavorazione del ferro proveniente dalla miniera di Monteleone di Spoleto ammodernando, grazie all’intervento di papa Urbano VIII, anche la strada per la quale questo materiale ferroso doveva essere trasportato.
Scheggino dimostrò sempre l’attaccamento alla Sede apostolica fino all’invasione francese del 1798, a seguito della quale entrò a far parte del Secondo cantone spoletino, quello rurale. Nel 1815 avvenne la Restaurazione.
Attualmente l’attività principale di Scheggino e della zona circostante è la raccolta e la produzione del tartufo, e in particolare del tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum), che è una prelibatezza culinaria molto apprezzata in tutto il mondo. Lo sviluppo della “coltivazione” del tartufo nero si deve soprattutto alla famiglia Urbani originaria del luogo e fondatrice nel 1850 di una delle più importanti e rinomate aziende produttrici di tartufo in Italia. L’azienda è stata fondata da Carlo Urbani, che iniziò a commercializzare il tartufo nero pregiato a Parigi, diventando presto uno dei principali fornitori di tartufo per i ristoranti francesi di alto livello.
Oggi, l’azienda Urbani è ancora gestita dalla famiglia e ha sede a Scheggino, dove produce e commercializza tartufi di alta qualità in tutto il mondo. L’azienda è diventata un simbolo dell’eccellenza culinaria italiana e del tartufo nero pregiato, ed è stata premiata con numerosi riconoscimenti internazionali.
Il Museo del Tartufo Urbani, situato a Scheggino, è un’attrazione turistica dedicata alla storia e alla cultura del tartufo. Il museo ospita una vasta collezione di attrezzi da raccolta del tartufo, fotografie storiche, documenti e oggetti legati alla produzione e alla commercializzazione del tartufo. Inoltre, il museo organizza anche visite guidate nella zona circostante per mostrare ai visitatori come avviene la raccolta del tartufo e come viene prodotto e commercializzato. L’ingresso è gratuito e all’interno si possono acquistare prodotti tipici locali tutti rigorosamente a base di tartufo, tra cui la cioccolata sia fondente che bianca, una vera prelibatezza non solo per i golosi.
Collegata alla tradizione del tartufo vi è poi l’iniziativa argo-economica alla base del progetto Truffleland, che le parole del sito web relativo descrivono al meglio quali sono le sue finalità: “Truffleland nasce dalla passione per i tartufi di qualità, coltivati con metodi tradizionali per garantire un frutto autentico proveniente dalla terra e conservare intatte le caratteristiche organolettiche del prodotto”.
Per finire, segnaliamo altre attrazioni da visitare come la chiesa di San Nicola sorta nel suo primo nucleo fin dal periodo paleocristiano e ingrandita in stile romanico nel XII secolo: nel 1210 dipendeva dai Benedettini di Sassovivo e divenne pieve nel 1446. Fu poi ampliata e restaurata nella forma attuale dalla Corporazione dei maestri muratori lombardi tra il 1509-1521.
La documentazione d’archivio, conservata presso lo Stato civile del Comune di Scheggino, attesta la produzione dei libri dei battesimi e morti già dal 1571; vi si trovano opere di Giovanni di Pietro detto lo Spagna, un’opera lignea del Mastro Carlo Lattanzio da Cascia e Perino Cesarei
Nei mesi di luglio e agosto si svolge a Scheggino la manifestazione Neraviglioso, che richiama un fatto storicamente accaduto il 23 luglio del 1522 quando, in assenza della popolazione maschile intenta a lavorare nei boschi, la difesa della comunità di Scheggino fu sostenuta unicamente dalle donne.
Fonti utilizzate nel presente articolo:
- https://inventari.san.beniculturali.it/inventari/113/sp/774
- FABBI A., Storia dei comuni della Valnerina, Perugia,1976, pp. 255-289.
- https://siusa.archivi.beniculturali.it/ cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=43359